Mateo, stai sereno - Corriere dello Sport.it

“Tre o quattro giorni” , dice. Eccolo lì, vestito come un damerino nel vestibolo che introduce al palco d’onore del Santiago Bernabéu. Una fidanzata da far girar la testa, la fresca firma sul contratto milionario, la prospettiva di avere finalmente alla portata i trofei più scintillanti. Uno sguardo a mamma e papà, che vedono il loro ragazzo, nato esule – maledetta guerra dei Balcani – affiancare Don Florentino e il terribile lapsus. Quattro banalità in inglese, poi, quell’ Hala Madrid. di prammatica che, se possibile, acuisce l’effetto di straniamento. La mattinata concitata non ha certo aiutato. Alle prime luci dell’alba si spalancano le porte della Clinica “Sanitas – la Moraleja”. Petto e addome invischiati di gel, pronti per gli elettrodi. Ventosa 1, quarto spazio intercostale parasternale di destra. Ventosa 2 quarto spazio intercostale parasternale di sinistra. Poi sul tapis roulant a correre come un criceto. “Le faremo sapere, ma tutto sembra in ordine”. Inchiodata nel parcheggio del Bernabéu, così imponente che sembra crollarti addosso. La camiseta candida, bella inamidata che ti aspetta nella nicchia. Non sembra un buon segno, ma in effetti indossano i numeri immediatamente precedente e successivo al tuo 16, sfilato in fretta e furia al buon Lucas Silva. Che si cerchi un’altra squadra, a Madrid mica si va troppo per il sottile. Tocca mettersi in ghingheri per la firma. La mano trema, poi tremano le gambe,. Source: blog.corrieredellosport.it